Università degli Studi di Napoli Federico II

Dipartimento di Studi umanistici

Sezione di Filologia moderna: italianistica, letterature europee e linguistica

 

 I nostri antenati


Salvatore Battaglia

(Catania, 1904 - Napoli, 1971)

Professore all’Università di Napoli di Filologia romanza dal 1938, quando successe al decaduto Ezio Levi D’Ancona, al 1963 (dal 1961 al 1963, cioè fino all’arrivo di Alberto Varvaro, come incaricato), poi di Letteratura italiana dal 1961 (anno di pensionamento di Giuseppe Toffanin) alla morte; anche incaricato di Lingua e letteratura spagnola (fino al 1961) e di Storia della lingua italiana (dal 1963 alla morte)

Salvatore Battaglia aveva cominciato gli studi universitari a Catania, negli anni in cui vi insegnavano Attilio Momigliano e Mario Casella, e aveva seguito il secondo a Firenze, per sostenervi la tesi. Negli anni successivi sarebbe vissuto nell’ambiente fiorentino di Casella, della Crusca e di Michele Barbi e poi (dal 1930) in quello romano dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, alla redazione della quale aveva collaborato a partire dal volume VII con centinaia di voci, alcune delle quali rilevanti, in massima parte di ispanistica, e dove aveva stretto amicizie molto varie e significative. Tra personalità così diverse come Casella e Barbi, la Firenze attorno al ’30 non era ancora quella dominata da Pasquali e poi da Contini. Battaglia vi realizzò le edizioni del Teseida e del Filocolo (1938), che sarebbero restati i suoi due lavori di reale impegno ecdotico, e vi maturò l’attenzione al mondo ispanico, che dovette certamente a Casella, del quale però non seguì le tendenze misticheggianti di quegli anni. Non a caso il primo corso universitario napoletano del 1939 è dedicato alla Spagna e al Poema del Cid.

Nella nuova sede universitaria, che sarebbe rimasta la sua fino alla morte, Battaglia non era fuori posto. Lo stesso Levi si era occupato negli ultimi anni soprattutto di ispanistica. A Napoli la Facoltà di Lettere era il polo culturale non crociano, se non anticrociano, e da Croce Battaglia rimase sempre distante, anche se – come quasi tutti – ne subì l’influenza. Nei corsi, all’interesse ispanistico subentrò quello trovatorico (Jaufre Rudel e Bernart de Ventadorn) e poi, nel dopoguerra, quello per la letteratura francese medievale (Renart, Marie de France, Guillaume de Lorris, Villon) e per temi più generali (la narrativa, la tradizione ovidiana). I suoi contributi di filologia romanza saranno raccolti nel 1965 in La coscienza letteraria del Medioevo, che mezzo secolo dopo rimane una lettura molto formativa e contiene alcuni dei suoi lavori migliori.

Nel ricordo di tutti quelli che hanno avuto la sorte di ascoltarlo, Battaglia è stato un professore ricco di fascino. Di figura imponente, di parola elegante e penetrante, di istintiva simpatia, Battaglia ha svolto una funzione importante, perché appare verosimile che fosse il più attraente dei docenti del tempo. Questo fa dimenticare che dal ventennio di insegnamento della Filologia romanza non siano venuti altri allievi che un paio (Alberto Del Monte e Giuseppe E. Sansone), con cui i rapporti divennero presto difficili, cui vanno aggiunti Mario Di Pinto, ispanista, e più tardi Vittorio Russo, dantista.

Nel 1961 uscì il primo volume del Grande dizionario della lingua italiana per l’Utet. L’opera era naturalmente in preparazione (piuttosto difficile e burrascosa) da un decennio, ma è singolare che sia rimasta sempre marginale, e perfino estranea, all’insegnamento di Battaglia, il quale mai dedicò un corso, e forse neppure una lezione, alla lessicografia e al Dizionario. La vera svolta della sua vita scientifica fu, nello stesso anno, il passaggio alla cattedra di Letteratura italiana. Qui egli portò dall’insegnamento precedente Vittorio Russo e raccolse attorno a sé i collaboratori disponibili, lasciati fuori da Toffanin (Pompeo Giannantonio, Antonio Palermo, Mario Pomilio, Mario Santoro, e soprattutto Giancarlo Mazzacurati, uno degli ultimi allievi del predecessore). Ebbe subito la fortuna di attrarre i migliori studenti e in una sola seduta, nel 1965, poté laureare insieme Francesco Bruni, Tonia Fiorino, Giorgio Fulco, Vincenzo Placella e Michele Rak. La sua partecipazione a convegni, che era stata nulla negli anni precedenti, accrebbe il peso di questa nascente scuola napoletana.

Il lavoro scientifico del Battaglia italianista negli anni sessanta è di dimensione straordinaria. La sua facilità di scrittura era analoga all’efficacia oratoria, anche se purtroppo lo portava alla dispersione. I suoi studi su singoli autori e testi, raccolti poi in volumi (in genere presso Liguori), rimangono quasi sempre letture acutissime, più vitali dei progetti di più ampio respiro, che furono due. Da una prolusione dell’anno accademico 1965-1966 si sviluppò in un paio d’anni il vasto volume Mitografia del personaggio (1968), costruito per aggregazioni che, malgrado le frequenti pagine di grande qualità, finiscono con il far perdere il senso complessivo e le proporzioni. Da un vecchio progetto che risaliva agli anni cinquanta e che fu ripreso nel 1964 in forma di dispensa, ebbe origine la stesura di una Letteratura italiana (vol. I, 1971) che, pur completata da Mazzacurati, non va oltre l’Umanesimo. Grandi costruzioni storiografiche, come queste, che presuppongono una strutturazione solida, sembrano poco consone alle doti più schiette di Battaglia, che sono la lettura attenta e sempre personale del testo; esse esigono un metodo di lavoro per il quale egli non aveva simpatia né gusto. Sarebbe però fargli torto ridurre il bilancio della sua attività alle pubblicazioni. Battaglia è rimasto nella memoria di tutti i suoi allievi, che siano diventati filologi o italianisti o altro, come uno dei docenti ai quali più devono la loro formazione. A quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, è ancora ricordato come il più affascinante professore della Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli.

Bibliografia essenziale. — Giovanni Boccaccio, Teseida, edizione critica per cura di S. B., Firenze 1938; id., Il Filocolo, a cura di S. B., Bari 1938; La Spagna medievale. Il «Poema de mio Cid», Roma 1943; Poema de mio Cid, edizione, traduzione e commento a cura di S. B., Roma 1943; Giovanni Boccaccio, L’elegia di madonna Fiammetta, a cura di S. B., Milano 1944; Introduzione alla linguistica romanza, Napoli 1946; Andrea Capellano, Trattato d’amore - Andreae Capellani Regii Francorum De amore libri tres, testo latino del sec. XII con due traduzioni toscane inedite del sec. XIV, a cura di S. B., Roma 1947; Maria di Francia, Lais, testo, versione e introduzione a cura di S. B., Napoli 1948; Jaufre Rudel e Bernart de Ventadorn, Canzoni, testo, versione e introduzione a cura di S. B., Napoli 1949; Grande dizionario della lingua italiana, voll. I (A-Balb) - VII (Gran-Ing), Torino 1961-1972; Le epoche della letteratura italiana. Dal Medioevo al Seicento, Napoli 1964 (edizioni aumentate, 1965, 1968); Occasioni critiche. Saggi di letteratura italiana, Napoli 1964; La coscienza letteraria del Medioevo, Napoli 1965; Esemplarità e antagonismo nel pensiero di Dante, Napoli 1966; Formazione e destino della lirica, Napoli 1967; Mitografia del personaggio, Milano 1968; L’ideologia letteraria di Giacomo Leopardi, Napoli 1968; La letteratura italiana, I. Medioevo e umanesimo, II. Rinascimento e Barocco (con Giancarlo Mazzacurati), Firenze-Milano 1971-1974 [cfr. Le epoche della letteratura italiana]; Testimonianze del Novecento letterario, Napoli 1972. Traduzioni dallo spagnolo di opere di Camilo José Cela (1944) e José Ortega y Gasset (1945).

[A. Varvaro]


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1.1.2011