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Università degli Studi di
Napoli Federico II
Dipartimento di Studi
umanistici
Sezione di Filologia moderna:
italianistica, letterature europee e linguistica
I
nostri antenati
Pietro Merlo
( Torino,
1850 - Alpe di Chevignana [Luino], 1888)
Docente nei licei, in ultimo al
Vittorio Emanuele II di Napoli; professore di
Grammatica greca e latina alla Scuola di
Magistero dell’Università di Napoli dal 1877
al 1881, poi di
Storia comparata delle lingue classiche e
neolatine, e dal 1884
anche di Lingua sanscrita,
all’Università di Pavia fino
alla morte in un incidente alpinistico |
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Dalla famiglia di alto livello socioculturale, Pietro
Merlo riceve una solida istruzione classica, completata presso il collegio
rosminiano di Domodossola, dove si avvicina con passione anche alla
filosofia. All’Università di Torino si volge agli studi linguistici sotto la
guida di Giovanni Flechia e si laurea prima in lettere e poi in filosofia.
Docente a Napoli di latino e greco al liceo Vittorio Emanuele entra in
contatto con l’ambiente universitario e, in particolare, con Kerbaker e
D’Ovidio che contribuiscono a indirizzarlo verso il sanscrito e la storia
letteraria e culturale. Nel frattempo la benevolenza di Bertrando Spaventa
gli vale la collaborazione al Giornale napoletano di filosofia e lettere,
rifondato nel 1875 e diretto dal filosofo Fiorentino. Le sue prime
pubblicazioni sono dedicate all’indianistica, in particolare, agli inni
vedici comparati con documenti ellenici. Incaricato dal 1877 di Grammatica
greca e latina presso il Magistero di Napoli, ottiene la nomina a
straordinario con la pubblicazione di un importante saggio «Sulla necessaria
dipendenza della sintassi dalla dottrina delle forme» (1880), in cui si
accosta con interesse al nuovo modello di linguistica teorica ed empirica
dei neogrammatici. La traduzione nel 1881 dell’opera di Delbrück
Einleitung in das Sprachstudium, a un solo anno dalla sua pubblicazione
in Germania, testimonia la sensibilità di Merlo per la sintassi, un settore
poco frequentato in quegli anni. Osservatore acuto della linguistica
contemporanea, nella quale si rifiuta di cogliere gli elementi di rottura
con il passato riconoscendone piuttosto gli elementi di continuità, Merlo
difende appassionatamente l’originalità del pensiero linguistico italiano e,
in particolare, l’opera di Ascoli. Pur sottolineando tra i primi in Italia
l’importanza del movimento neogrammatico, ne prende poi le distanze
aprendosi a una visione più critica dell’ineccepibilità delle leggi
fonetiche, mentre apprezza con lungimiranza i lavori di Paul, di cui lamenta
la scarsa diffusione. L’instancabile opera di Merlo come critico divulgatore
delle dottrine d’oltralpe, in ampi saggi come nelle numerose recensioni
pubblicate in quegli anni nella Rivista di filologia e d’istruzione
classica, ne fanno l’ideale mittente di una delle più importanti lettere
glottologiche di Ascoli, datata 16 settembre 1885. L’anno successivo l’aspra
polemica contro le posizioni fideistiche e cattoliche di De Vit sull’origine
del linguaggio mette fine alla sua collaborazione con la Rivista. Nel
frattempo ottiene, già dal 1881, il passaggio alla cattedra di Storia
comparata delle lingue classiche e neolatine presso l’Università di Pavia e,
dal 1885, l’affidamento del Sanscrito. Nel 1888, a soli 38 anni, un
incidente durante una solitaria escursione in montagna ne interrompe
bruscamente la promettente e ricca attività negli ambiti della linguistica
storica e dell’indoeuropeistica, della lingua e letteratura greca e latina,
e delle letterature italiana e francese. Durante gli anni napoletani nacque
il suo primo figlio Clemente (1879-1960), che sarà uno dei maggiori
dialettologi italiani del Novecento.
Bibliografia essenziale. — Saggi glottologici e letterari di P. M.,
raccolti dopo la sua morte dal professore Felice Ramorino e preceduti da
un’introduzione biografica del professore F. L. Pullè, 2 voll., Milano 1890
(sono tutti i suoi scritti, comprese le poesie). ~
Opera in rete.
[F. M. Dovetto]
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3.10.2011 |