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Università degli Studi di
Napoli Federico II
Dipartimento di Studi
umanistici
Sezione di Filologia moderna:
italianistica, letterature europee e linguistica
I
nostri antenati
Mario Santoro
(Napoli ,
1913-1989)
Docente nei licei (al Carducci di Nola e a Napoli al Vittorio Emanuele II e
al Sannazaro); professore di Letteratura italiana
all’Università di Napoli dal 1958 al pensionamento (anche incaricato di Lingua e letteratura
italiana, fino al 1970, all’Istituto Universitario Orientale) |
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Allievo di Giuseppe Toffanin e poi collaboratore di
Salvatore Battaglia, ereditò dall’uno l’interesse per l’età umanistica e
l’apertura europea, che sarebbe rimasta una costante della sua attività
culturale, dall’altro, l’abitudine al rigore del metodo filologico, pur in
una piena autonomia di pensiero, consolidatasi negli anni, lasciando
immutata la stima e l’ammirazione per i due studiosi. Mario Santoro inizia
la sua carriera come professore nei licei: frutto di questa corroborativa
esperienza, rafforzata con il conseguimento della libera docenza nel 1955, è
la stesura di testi a destinazione scolastica, come la significativa storia
letteraria, Le stagioni della civiltà letteraria (1970), che conosce
svariate edizioni, e alcune antologie (in collaborazione con Battaglia) per
il biennio degli istituti secondari. Nel frattempo, sul versante critico, la
sua consumata esperienza di lettore di manoscritti latini lo condurrà a
produrre, dopo una monografia su Bembo (1937) e un volume su Francesco
Pucci (1948), numerosi studi di cultura umanistica, tra cui «Poliziano o il
Magnifico: sull’attribuzione dell’Epistola a Federico d’Aragona» (Giornale
italiano di filologia, 1, 1948, pp. 139-149), con il quale iniziava
un’intensa attività critica, estrinsecata sia in saggi che in recensioni su
numerose riviste, quali Filologia e letteratura, Filologia romanza,
Giornale storico della letteratura italiana. Dopo aver ricoperto
l’incarico di Lingua e letteratura italiana all’Istituto Universitario
Orientale, nel 1970 ottiene la cattedra di Letteratura italiana all’Università di Napoli. Inizia così un periodo di
grande operosità scientifica. Nascono i suoi contributi più significativi,
tra cui Fortuna, ragione e prudenza nella civiltà letteraria del
Cinquecento (1978) e le sue iniziative culturali più rilevanti, tuttora
vive, come la fondazione della rivista Esperienze letterarie nel 1976 e dell’Istituto nazionale di
studi sul Rinascimento meridionale nel 1982.
Bibliografia essenziale. — Pietro Bembo, Napoli 1937;
Uno scolaro del Poliziano a Napoli: Francesco Pucci,
Napoli 1948;
Tristano Caracciolo e la cultura napoletana della Rinascenza, Napoli
1957; Poliziano e l’Umanesimo, Napoli 1961; Introduzione a
Carducci critico, Napoli 1970;
Le stagioni della civiltà letteraria, Firenze
1970; «La cultura umanistica nell’età aragonese»,
in Storia di Napoli, 11 voll., Napoli 1967-78, vol.
IV (1974), pp. 317-498; Fortuna, ragione e prudenza
nella civiltà letteraria del Cinquecento, Napoli 1978; Letteratura
italiana del Novecento, Firenze 1980; L’uomo nel labirinto,
Napoli 1981; L’anello di Angelica. Saggi ariosteschi, Napoli 1983;
Introduzione al Medioevo, Napoli 1987; «Humanism in Naples», in
Renaissance Humanism: Foundations, Forms, and Legacy, ed. by A. Rabil, 3
voll., Philadelphia 1988, vol. II, pp. 296-331; Ariosto e il Rinascimento,
Napoli 1989; Opere di Ludovico Ariosto, III. Carmina, Rime,
Satire, Erbolato, Lettere, Torino 1989;
(con Lucia Miele),
Due maestri dell’Ateneo napoletano: Francesco Torraca e Giuseppe Toffanin,
Napoli 1990.
[M. C. Cafisse]
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26.1.2011 |